Pa' Maternità
L’asilo nido Galante di piazza Danisinni, noto a tutti come A’ Maternità, chiuso da 12 anni, non solo non sarà abbattuto ma a breve partiranno i lavori della sua ristrutturazione. Tre milioni di euro per ridare ai bambini un servizio essenziale. Ciò è stato frutto di una lunga battaglia condotta da tutta la comunità per accogliere una sessantina di bambini da zero a tre anni.
La sua storia
È una triste storia di diritti negati all’infanzia, che si ripete da oltre quarant’anni, quella dell’asilo nido di piazza Danisinni costruito da Luigi Biondo, il più generoso benefattore che Palermo abbia mai avuto alla fine degli anni sessanta.
“La casa della Madre e del Bambino Luigi Biondo” di Piazza Danisinni (questo il nome originario della struttura) fu progettata dagli Ingegneri Salvatore Prescia e Antonino Vicari e realizzata tra il 1959 e il 1960 su un terreno messo a disposizione dal Comune di Palermo sul quale scorreva il fiume Papireto. L’opera rientrava nel grande progetto del Cardinale Ruffini finalizzato a dotare tutti i quartieri di servizi sociali e per l’infanzia. Sembrerebbe che sia stato proprio il Cardinale a sollecitare e indicare a Luigi Biodo l’opportunità di dotare Danisinni di una “casa” a servizio dell’infanzia e della maternità.
La gente del posto ricorda ancora l’imponente lavoro di deviazione delle acque e le opere di ingegneria che tenevano conto delle tecniche di costruzione adottate a Venezia utili a fabbricare su luoghi caratterizzati dalla presenza d’acqua. I recenti studi fatti sulle fondazioni hanno evidenziato ciò che fino ad adesso non si era mai riscontrato: la solidità delle fondazioni e l’avere creato una piattaforma alla base isolata dall’acqua, capace di resistere a ben tre terremoti e pronta a resistere nel tempo, seppur con i necessari adeguamenti alle norme sismiche. Alla componente ingegneristica va aggiunto il rilievo della componente architettonica. Ancora oggi sono riscontrabili degli accorgimenti innovativi a cui i progettisti pensarono: le barriere frangisole, la terrazza con le vele, la distribuzione funzionale degli spazi interni, la luminosità della struttura, i controsoffitti in rete riempiti di calce per attutire il calore, il granulato di vetro per abbellire l’ingresso. La struttura ha occupato una piazza, ma si è trasformato essa stessa in piazza, un’agorà per generazioni di bambini che negli anni l’hanno vissuta come la struttura “madre” nei loro primi anni di vita.
L’opera può a pieno titolo definirsi “monumentale” per il grande impatto architettonico e sociale che ha avuto per il territorio e questo lo testimoniano anche le foto di Enzo Sellerio che diventano documentazione storico e visiva di una struttura che avrebbe meritato ben altre attenzioni da parte delle istituzioni.
La gestione dell’asilo venne affidata all’ex ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) e con lo scioglimento dell’ente nel 1975 la gestione passa al Comune nel 1977. Nel 1979 viene attivato nei locali il Consultorio familiare. Nel 1987 l’asilo che nel frattempo era stato dato in gestione ad una cooperativa, viene chiuso per circa due anni. Riapre nel 1989 con la gestione diretta del Comune di Palermo, grazie all’intervento dell’assessore Marina Marconi, protagonista in quegli anni di tante iniziative per i diritti delle donne e dei bambini. L’occasione della riapertura dell’Asilo nel 1989 porta anche al nuovo nome. “La casa della madre e del bambino Luigi Biondo” diventa “Asilo Nido Giuliano e Lavinia Galante”. Viene intitolata a due bambini di 13 e 8 anni morti in un disastro aereo all’Avana e figli della psicologa e deputata regionale Gigliola Lo Cascio, psicologa collaboratrice dell’assessore Marconi.
Nel periodo di chiusura, tra il 1987 e il 1989, i primi anni del Centro Tau, si fecero molte iniziative per sollecitare le istituzioni alla riapertura e proprio alla fine del 1988 e agli inizi del 1989 mi trovai ad accompagnare l’appena eletto segretario nazionale del PCI Achille Occhetto in visita al rione sollecitando la necessità di riaprire quanto prima il servizio dell’asilo nido. Ero un volontario del servizio civile della Caritas e ricordo quel momento ricco di intensità per la responsabilità che mi sentivo addosso nel dover presentare e rivendicare il diritto dei bambini di Danisinni ad avere il loro asilo, ma anche spazi puliti, decorosi, accoglienti, a partire dalle case. Accompagnai Occhetto anche a vedere alcune case “ingrottate” nelle quali vivevano famiglie e bambini privi di tutto, volle staccarsi dal “codazzo” degli accompagnatori per poter incontrare la gente. Colsi in lui una presenza autentica di grande umanità e con uno sguardo attento ai bisogni della gente.
Dalla fine del 1989 l’asilo nido ritornò ad accogliere i bambini per qualche anno, fino al 1992. Dopo quattro anni fu nuovamente chiuso per la necessità di adeguarlo alle nuove normative di sicurezza.
La riapertura avviene a giugno del 1997, gli ultimi mesi della mia esperienza in Consiglio Comunale e dopo quasi quattro anni di interventi politici e amministrativi intensi che salvarono l’asilo dalla previsione del piano regolatore di abbatterlo, dalla chiusura del Consultorio familiare e dall’interruzione definitiva del servizio.
Alla fine, con una grande festa l’asilo venne ridato alla comunità e riaperto: “un diritto per i nostri bambini che ritorna ad essere diritto”. Fu un’occasione importante che raccontai nel foglio di informazione del Centro Tau “L’eco della grotta” con un articolo che riporto in forma integrale.
“Ricordo ancora, come se fosse ieri, quando 5 anni fa le porte dell’asilo nido “Galante” di Piazza Danisinni si sono chiuse ai bambini. Era la seconda volta e questo accadeva a distanza di pochi anni. Infatti già nel 1987 e fino al 1989 l’asilo era stato chiuso e i bambini erano rimasti fuori. Nel giugno del 1992 avevamo già da qualche mese finito le grandi battaglie del “Comitato per i diritti dei bambini e degli abitanti della zona Cipressi, Ingastone e Danisinni”, il consultorio familiare era stato adottato di un organico adeguato (psicologo, assistente sociale, ginecologo tempo pieno) e nella scuola di via Scipione di Castro erano iniziati i lavori per adeguare i locali scolastici alle più elementari norme igieniche e di sicurezza. Ben oltre un mese di lotta serrata e più di cento mamme a occupare la scuola sono stati necessari per ottenere una scuola degna dei nostri bambini. E così, chiuso il capitolo Scipione di Castro è iniziato il capitolo “Galante”. Che tristezza in questi anni, visitando le stanze e il corridoio della scuola dove si scorgevano soltanto i segni del passaggio dei bambini che non c’erano più. Che tristezza quando sono venuti i camion a caricare gli arredi per portarli in altri asili, nei quartieri “bene” di Palermo, mentre i nostri bambini restavano nelle loro povere case. Per non parlare dell’angoscia dei giorni in cui venivano scaricati furgoni carichi di arredo e il nostro asilo diventava un deposito. Che dirvi di più! Forse potrei parlarvi del giorno in cui ho visto che il nuovo piano regolatore della città aveva previsto che l’Asilo venisse abbattuto, o del giorno in cui ho visto la pratica del rilascio del certificato di agibilità all’asilo sotto una montagna di carte alla ripartizione edilizia privata, a giacere da parecchi mesi. Tantissimi mesi per far si che il Comune si autorizzasse a garantire un diritto ai propri bambini. Tutto questo oggi è storia. L’asilo riapre i battenti e questa volta spero per sempre. É stato rimesso a nuovo, grazie al lavoro solerte degli operai comunali che vi sono stati assegnati. A loro voglio augurare di poter amare i bambini come i loro figli e di aiutarli a costruire bene i loro primi anni di vita. Un augurio, oggi, è giusto dedicarlo a tutte le mamme dei bambini Danisinni, donne forti, molte giovanissime, spesso sole di fronte ai drammi della vita. L’asilo riapre anche per voi e mi auguro “con voi” perché l’asilo può diventare il vostro luogo di incontro e di sostegno, il luogo in cui poter strutturare il rapporto con il vostro bambino. Infine un augurio per questa zona di Palermo ancora marginale, dove i bambini non riescono a trovare la giusta attenzione e non vengono garantiti nei loro diritti fondamentali. Danisinni svegliati! Quanto oggi ti viene dato ti è dovuto e molto ancora ti è negato. Uomini, donne, bambini di Danisinni oggi è un giorno di festa, ma deve essere anche un giorno in cui guardandoci intorno possiamo sollevare la voce per chiedere “a chi conta” che l’Europa potrà essere più vicina a Palermo soltanto quando realtà degradate come la nostra si trasformeranno in giardini fioriti della città e quando i nostri bambini potranno avere quanto altri bambini della città hanno: scuola, gioco, pane, attenzione… Amore.”
Riaprì l’asilo, ritornarono i bambini, 50 bambini distribuiti nelle tre categorie (lattanti, semidivezzi e divezzi). Le fatiche avevano portato frutto e si riannodavano i fili tra l’asilo, il consultorio, la parrocchia di Sant’Agnese e il Centro Tau.
Per dieci anni la vita dell’asilo è andata avanti oltre la normalità. Nel 1999 si inaugurarono i nuovi locali del consultorio e quegli anni furono caratterizzati da tante iniziative per i bambini e per le mamme, un costante ed efficace lavoro degli operatori del consultorio arricchiva la vita della comunità con la felicità di tutti.
Ma la storia ci richiedeva nuove umiliazioni e lotte. Nel 2007 compare una macchia su un tetto, si tratta di un’infiltrazione d’acqua. Con il pretesto dell’adeguamento a nuove normative da un giorno all’altro, l’asilo viene nuovamente chiuso e gli operatori trasferiti in una nuova struttura nel frattempo completata. I bambini di Danisinni vengono nuovamente defraudati di un servizio essenziale. Ci fu detto che in pochi mesi la struttura sarebbe stata riaperta e intano sono passati ben tredici anni.
In questo tempo l’asilo è riuscito a mantenersi intatto per i primi cinque o sei anni, la Regione nel frattempo stava valutando il progetto di ristrutturazione per il finanziamento. Intanto entrano in gioco nuove normative e c’è chi ipotizza di riprendere la vecchia idea del piano regolatore proponendo l’abbattimento della struttura, chi sostiene che le fondazioni e la struttura non siano adeguate e le risorse insufficienti, altri ancora che non ci siano tecnici in grado di progettare il rifacimento strutturale.
L’asilo in questi anni è stato lasciato aperto, incustodito e con il tempo si è degradato ed è stato devastato.
Nel 2018 il Comune, improvvisamente e incredibilmente, rinuncia ad un finanziamento di 1,2 milioni di Euro e ipotizza l’abbattimento della struttura. Questa scelta appare inaccettabile, l’asilo è un patrimonio storico e sociale del rione, è l’unico presidio istituzionale, l’unico servizio per la prima infanzia, è il luogo nel quale si è riconosciuta e si riconosce la gente di Danisinni è “A’ Maternità” e non si può abbattere.
Oggi girare per le stanze è angosciante, ritornano in mente le memorie che questo luogo racchiude: le voci dei bambini e delle le maestre, gli spazi, i giochi, gli incontri. Le immagini che passano davanti agli occhi sono potenti e i ricordi si fanno spazio.
Oggi a prevalere deve essere l’idea di comunità, l’asilo sta al centro della piazza e centrale deve essere il nostro impegno per i bambini.
I più piccoli devono stare al centro e quel centro deve essere la loro prima opportunità di incontro con la società, con la comunità, con le istituzioni.
Il 21 marzo 2019 si costituisce un Comitato per salvare l’asilo, si acquisiscono gli atti e le relazioni tecnica, si chiedono consulenze e pareri ed emerge il fatto che si può ristrutturare.
A giugno dello stesso anno si lancia la campagna “Pà Maternità” per ridare bellezza a quel luogo. Vengono realizzati due interventi di street art dagli artisti Igor Scalisi Palminteri e Salvo Ligama con l’entusiasmo della gente, dei bambini e degli adolescenti di Danisinni in uno spirito partecipativo. Le ringhiere vengono dipinte con i colori dell’arcobaleno. Il messaggio è uno: l’asilo non può e non deve essere una discarica ma un bene da restituire alla collettività. Seguono diverse iniziative, l’attenzione della stampa e di Save The Children Italia che lo inserisce tra i 10 luoghi da restituire all’infanzia all’interno della campagna Illuminiamo il futuro.
Non ci siamo fermati, non fermarsi è un dovere morale, etico.
Si deve a Luigi Biondo, “il più generoso benefattore di Palermo”, si deve a chi lo ha progettato in maniera eccezionale, con degli accorgimenti strutturali e architettonici interessantissimi, si deve a chi è cresciuto in quel luogo, a chi ci ha lavorato, a chi lo ha vissuto, si deve ad un rione bistrattato, sfruttato e dimenticato, si deve ai bambini che sono nati in questi anni, a quelli che stanno nascendo e a quelli che nasceranno, si deve alle donne. Si deve, senza se e senza ma, nella scelta di pensarsi comunità.
Francesco Di Giovanni
Coordinatore del Centro Tau
e dell’Associazione
“Inventare Insieme (onlus)”